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Ogni annata è bella ‘a mamma soja

Ricordo che durante i miei studi per i concorsi sommelier, ero solito andare a leggere lo storico della qualità delle vendemmie nei singoli territori, consultando spesso i siti istituzionali di Enti e non solo. Valutazioni che spesso vengono assegnate tramite le stelle, con 5 come massimo. Ciò che mi apparve evidente fin da subito fu l’estrema variabilità delle annate, fasi alterne di vendemmie memorabili ad altre disastrose. Questo fino a circa quattro lustri fa, poi un innalzamento qualitativo verso l’alto accompagnato da un’estrema costanza. Viene spontaneo chiedersi, è credibile tutto questo? L’andamento metereologico delle stagioni è sotto gli occhi di tutti, quindi come si siano dipanate le primavere o le estati non è un dato opinabile, ciò che stupisce invece è che a fronte di evoluzioni climatiche non brillanti per la viticoltura, i comunicati stampa relativi alle previsioni sulla qualità dell’annata siano quasi sempre entusiastici. 

L’appassionato enoico non ama gli inganni, anzi è affascinato dalle differenze legate alle annate, il vino è un prodotto vivo, legato alla Natura ed ai suoi capricci, la sua qualità non può essere identica ogni anno. La coerenza e la trasparenza nel lungo periodo pagano.

Esistono per fortuna produttori illuminati che in barba alle divulgazioni ufficiali, prendono atto di vendemmie difficili e comunicano al mercato che i vini di punta quell’anno non verranno prodotti, confluiranno nei vini di entrata. Questa si chiama serietà, credibilità, i wine lover ringraziano. Tra l’altro proprio da andamenti climatici bizzarri sono nati vini mito, si pensi al Pegasos 2005 Soldera, o l’Ottantanove e Novantuno di Montevertine. Considerando inoltre che in annate sfortunate avremo dei vini base ricolmi di uve d’oro, concepite per altre bottiglie e quindi con una convenienza qualità/prezzo incredibile.

Pensare che anche a fronte di annate tragiche, il vino vertice aziendale possa essere comunque prodotto è una sorta di imbroglio, è considerare superfluo un andamento stagionale intero e considerare un po’ fessacchiotti e dilettanti gli amanti del vino, è non voler rinunciare ad introiti immediati non riflettendo sul danno che ne potrebbe scaturire in futuro. Per questo motivo occorre sempre più fidarsi dei propri sensi, per analisi organolettiche autonome e indipendenti, supportati magari da corsi professionali. Importante anche la memoria storica dei vini, fondamentale in questo la partecipazione a degustazioni verticali.

Concludo con un proverbio calzante, “a quattro cose non prestar fede: sole d’inverno, nuvole d’estate, amor di donna e discrezione di frate”, aggiungerei la quinta, comunicati stampa sulle previsioni qualità dell’annata.

 

Valentino Tesi

(agosto 2023)

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