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Tenuta San Michele, il Cabernet etneo che fu

(Degustazione 18 gennaio 2019)

Murgo, ci troviamo a San Michele, versante est dell’Etna, 550 m slm, appena 5 Km in linea d’aria dal mar Ionio, di cui si può goderne una splendida visuale dalle terrazze dell’azienda, dove è anche possibile pasteggiare all’aperto.

Azienda che si contraddistingue all’interno del pianeta Mongibello per la produzione di metodo classico da nerello mascalese, prodotto per primi, sulle pendici del vulcano, nel 1989. Non è però il primo esempio di metodo classico tout court etneo, tale primato appartiene al Castello di Solicchiata e al suo “Champagne dell’Etna” del Barone Spitaleri, annata 1870 ma a base pinot nero, non nerello mascalese.

La peculiarità riguardo al metodo classico è che producono soltanto spumanti millesimati, espressioni di singola vendemmia.

I suoli, superfluo sottolinearlo, sono costituiti da cenere vulcanica, a grana piuttosto fine, terreni neri, che tingono le suole delle scarpe come se si camminasse sulla carboncella. Il versante est è il più piovoso, tra quelli etnei, molta luce, venti marini ma anche una piovosità e quindi umidità piuttosto elevate. I titolari di Murgo combattono da tempo per far riconoscere San Michele come contrada autonoma perché dotata di proprie caratteristiche pedoclimatiche che la rendono unica rispetto alle altre. Così particolare che è l’unica azienda che vinifica, grazie alla vicinanza del mare, il rarissimo moscatello dell’Etna.

Venerdì 18 gennaio 2019, ho avuto il privilegio di degustare una verticale di un vino che non è più in produzione, una vera chicca, un cabernet sauvignon etneo, il Tenuta San Michele, ottenuto dall’omonimo vigneto. Le viti furono piantate nel 1985, la prima annata imbottigliata la ’91 e a oggi, è stato spiantato, sostituito da altre varietà.

Interessanti due particolari, le migliori annate degustate sono state quelle più lontane nel tempo e quanto, in questa particolare sottozona del vulcano, la variabilità stagionale incida notevolmente sul profilo organolettico dei vini, da un anno all’altro.

Cinque le vendemmie in degustazione, 2002, 2001, 2000, 1999 e 1998. Di seguito le mie impressioni:

1998: granato luminoso compatto con riverberi mattone. Naso con il “lifting”, nonostante l’età dimostra vivacità. Frutta rossa matura che ancora non raggiunge note di evoluzione avanzata di confettura. Chiara nota fumè, timbro territoriale, che non copre però un vegetale nobile di mallo di noce. Olfatto sottile, molto elegante. 

Il sorso conferma le stesse sensazioni di integrità nonostante gli anni, resiste ancora freschezza gustativa al gusto di marasca sotto spirito. Energia tannica che sorprende per vigore, scia sapida che allunga la persistenza su ricordi di salamoia di olive nere. 91

1999: granato intenso e uniforme. Olfatto marcato da note minerali di carbone, garrigue con origano in primo piano, prugna cotta, legno di ginepro, foglie umide, tabacco dolce da pipa.

Al palato tessitura tannica setosa, in equilibrio con nota delicata alcolica e lunga chiusura gustativa di confettura di susina rossa condita da sfumature speziate di chiodo di garofano e cannella. 88

2000: granato vivido senza cedimenti. Apertura decisa di nota rugginosa, quasi limatura di ferro. In secondo piano le sfumature fruttate. In sottofondo si affacciano ricordi di tabacco Latakia e lauro secco. Nel finale nota di fondo di caffè.

Il sorso conserva ancora energia acida al gusto di gelee all’arancia rossa, lasciando in secondo piano un tannino granuloso che rilascia una scia amaricante come di chinotto. 87

2001: granato intenso e profondo. Naso pungente e speziato, di anice stellato e macis. Fiori in appassimento con spunto aromatico di lavanda. Mix di fruttato maturo rosso e scuro con mirtillo e lamponi in evidenza. Sottofondo di eucalipto, tocchi di fumo e piacevole vegetale di friggitello.

Al gusto intorno alla spina dorsale tannica, che rilascia sapori tostati al caffè e cacao, si dipana una decisa nota calorica e spunto di sapidità salmastra. Chiusura bitter. 85

2002: vino non integro, percepibile già dal colore, spento e torbido. Olfatto completamente terziario, funghi e tartufo. 

In bocca solo acidità pungente, lieve tannicità, vino spogliato e dal sapore amarognolo. NON VALUTABILE

 

Valentino Tesi

(aprile 2023)

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