Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator

Carmignano, toscano che non ti aspetti

“Ma se giara io prendo in mano/di brillante Carmignano,/così grato in sen mi piove,/ch’ambrosia e nettar non invidio a Giove”. Così scriveva nel 1685 il poeta scienziato Francesco Redi, attraverso i versi del celebre Bacco in Toscana.
Già allora il vino rosso di Carmignano, incantevole borgo del Montalbano pratese, godeva di notevole fama.

Questa zona vitivinicola fu perfino scelta dal Granduca Cosimo III de’ Medici, con bando del 1716, come una delle quattro grandi aree del vino toscano da proteggere. Un rosso con una diversa espressione da quello chiantigiano. Già da tempi molto antichi nella zona di Carmignano infatti era presente il cabernet. Pare sia stato introdotto nel XVI secolo da Caterina de’ Medici, nel periodo in cui regnava in Francia: lo confermerebbe lo stesso nome di “uva francesca“, ancora in voga tra i vecchi viticoltori e chiara storpiatura dal francese di un aggettivo che forse ne indicava la provenienza.
Il Carmignano è un vino quindi supertuscan ante litteram, perché qua il sangiovese, scuro e ricco, ha sempre accompagnato il cabernet, dalla cui unione trae una freschezza nuova e una complessità unica.
Il Carmignano è una delle più piccole DOCG d’Italia con appena 11 aziende, tra queste troviamo sia cantine storiche come la Tenuta di Capezzana che grazie a Ugo Contini Bonacossi risollevò la denominazione dall’oblio, sia realtà più giovani ma che in pochi anni sono diventate stelle luminose, come l’azienda agricola Piaggia, a Poggio a Caiano.

Mauro e Silvia Vannucci

La storia coincide con quella di Mauro Vannucci, del suo amore per il territorio e della sua tenacia nel voler creare un vino rosso che potesse competere con i più grandi del mondo. Nel 1991 imbottigliò il primo Piaggia Carmignano Riserva e con la sua passione trascinò nel progetto anche la figlia Silvia, oggi cuore e cervello aziendale. Con la vendemmia 2016 questo vino fu primo in Italia per Gambero Rosso. Composto da sangiovese in prevalenza, oltre a cabernet sauvignon, cabernet franc e merlot, incanta per le nuance di viola appassita, mirtillo in confettura e amarena candita. Si evolve poi su note torrefatte e speziate. Sapore e pienezza di bocca, amplificata dalla dotazione alcolica e dal raffinato tannino. Abbinamento della tradizione con anatra all’arancia.

Valentino Tesi

Articolo pubblicato su Il Tirreno del 22/10/2022

 

 

TI PIACE QUESTO POST ? CONDIVIDILO

Condividi su Facebook
Condividi su Twitter
Condividi su Linkdin
Condividi su WhatsApp
Condividi su Telegram
Condividi per Email